
Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Pier Ezhaya, presidente di Astoi, che esprime con fermezza la sua posizione riguardo alla nuova direttiva europea sui pacchetti turistici. Secondo Ezhaya, questa normativa rappresenta un grave pericolo per il settore turistico, affermando che «se si desidera danneggiare un settore al punto da farlo chiudere, la nuova direttiva è la strada più breve». La sua critica si concentra sull’inequità e sull’approccio ideologico della proposta, che, a suo avviso, non tiene conto delle reali esigenze delle aziende turistiche.
Ezhaya, un europeista convinto, non esita a dire che, se la direttiva dovesse essere approvata, l’Italia potrebbe trovarsi in una situazione di infrazione. Egli sottolinea che, in tal caso, il turismo organizzato si vedrebbe costretto a non applicare la direttiva, con il rischio di riempire i tribunali di cause legali. «Le perderemo tutte? Pazienza. Almeno falliremo lottando», afferma con determinazione.
Il vaso è colmo
Il presidente di Astoi spiega le ragioni della sua posizione estrema, sottolineando che il settore ha raggiunto un punto di saturazione. Le sue parole riflettono un forte disappunto nei confronti delle scelte ideologiche che, secondo lui, non tutelano adeguatamente i consumatori. Ezhaya sostiene che l’attuale normativa già garantisce una protezione sufficiente ai viaggiatori, e si chiede perché sia necessario irrigidire ulteriormente le regole, aumentando il divario tra il turismo organizzato e altri attori del settore.
Ezhaya critica anche il fatto che l’Unione Europea sembri non avere il coraggio di affrontare le lobby delle grandi compagnie aeree o delle aziende tecnologiche, preferendo invece colpire il turismo organizzato. La proposta di modifica della Direttiva Pacchetti, presentata dall’eurodeputato maltese Alex Agius Saliba, è descritta come inconcepibile, in quanto ignora completamente le esigenze delle imprese turistiche europee.
Normative controproducenti
Tra le misure contestate, Ezhaya menziona la reintroduzione del tetto dell’acconto al 25% e la possibilità di richiedere il saldo non prima di 28 giorni dalla partenza. Si chiede se tale limite venga applicato anche ai vettori aerei o agli alberghi, che spesso utilizzano tariffe non rimborsabili. Ezhaya mette in evidenza l’assurdità di questa situazione, in cui gli operatori del settore turistico si troverebbero a dover coprire la differenza tra il limite imposto dalla legge e il costo effettivo richiesto dai fornitori.
Inoltre, il presidente di Astoi sottolinea l’istituzione di un trust per garantire gli acconti. Egli fa notare che esiste già una legge che obbliga gli operatori del turismo a disporre di un fondo per insolvenza e fallimento, il che rende superflua la creazione di un ulteriore trust. Questa normativa, a suo avviso, non fa altro che complicare ulteriormente la situazione.
Ambiguità nelle circostanze straordinarie
Ezhaya critica anche la mancanza di oggettività nelle circostanze straordinarie che giustificherebbero un recesso senza penale. La nuova direttiva non fornisce un perimetro chiaro, aprendo la porta a interpretazioni che potrebbero includere qualsiasi impedimento personale del consumatore. Inoltre, la proposta di consentire il recesso in caso di un avviso di viaggio del Ministero degli Affari Esteri viene considerata irrealistica, poiché i warning non dovrebbero essere interpretati come divieti.
Impatto sulle tempistiche di rimborso
Un altro punto controverso riguarda la riduzione del tempo per il rimborso in caso di fallimento e insolvenza, che passerebbe da nove a tre mesi. Ezhaya esprime preoccupazione per la pressione che questa misura eserciterebbe sugli operatori, costringendoli a rimborsare senza avere il tempo necessario per esaminare la documentazione necessaria. Le sanzioni pecuniarie previste, fino al 4% del fatturato, vengono giudicate eccessive, considerando che il settore opera con margini molto ridotti.
Un settore in pericolo
Ezhaya conclude la sua lettera esprimendo la propria preoccupazione per il futuro del turismo organizzato in Italia, che sta già affrontando sfide significative dopo la crisi causata dalla pandemia di COVID-19. Il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, ha promesso di impegnarsi per contrastare questa deriva normativa, ma Ezhaya avverte che è necessaria una mobilitazione a livello governativo per salvaguardare migliaia di posti di lavoro e aziende.
La lettera di Pier Ezhaya rappresenta un appello urgente a tutti gli attori coinvolti per riflettere sull’impatto delle nuove normative e per trovare una soluzione che non comprometta il futuro del turismo organizzato.