La pianta più tossica del 2025 sorprende per la sua diffusione e caratteristiche

Nel 2025, il Giardino Botanico di Wandsbek, situato ad Amburgo, in Germania, ha proclamato l’anacardio come la pianta più velenosa dell’anno. Questa notizia ha suscitato sorpresa, considerando che l’anacardio è comunemente consumato in forma di frutta secca. Ma come è possibile che una pianta da cui ricaviamo uno snack così amato possa essere considerata così pericolosa? Esploriamo i dettagli di questa affermazione.

Un albero che produce uno degli snack più apprezzati a livello globale ha ricevuto il titolo di pianta velenosa dell’anno 2025. L’anacardio, famoso per le sue noci deliziose e per il suo frutto, la “mela d’anacardio”, ha ottenuto questo riconoscimento dal Giardino Botanico di Wandsbek, che assegna il titolo annualmente attraverso una votazione pubblica da ben diciotto anni.

La domanda che sorge spontanea è: come mai l’anacardio, una pianta che troviamo facilmente nei negozi di alimentari, è considerato velenoso? La risposta risiede nel fatto che il pericolo si cela nel guscio che avvolge la noce d’anacardio.

Il pericolo nascosto nel guscio dell’anacardio

In Europa, l’anacardio è prevalentemente conosciuto come frutta secca, commercializzata come snack, ma la parte consumata, il seme, non è quella che rappresenta il rischio. Il vero pericolo è racchiuso nel guscio della noce d’anacardio, che contiene una sostanza tossica chiamata cardolo. Questo olio è in grado di provocare gravi problemi di salute se ingerito. Pertanto, le noci di anacardio crude sono potenzialmente pericolose.

Per garantire la sicurezza del consumo umano, gli anacardi subiscono un processo di lavorazione che prevede la rimozione del guscio esterno, dove si concentra la maggior parte del cardolo. Successivamente, le noci vengono tostate o cotte al vapore, procedure che eliminano la tossina e rendono il prodotto sicuro da mangiare.

L’albero di anacardio

L’Anacardium occidentale, comunemente noto come albero di anacardio, ha origine nel nord-est del Brasile, ma oggi è diffuso in tutta la fascia tropicale umida. Questo albero è apprezzato non solo per le sue noci, che sono in realtà semi, ma anche per i suoi frutti, noti come “mele d’anacardio”. Botanicamente, le cosiddette “nocciole d’anacardio” sono in realtà gherigli, non vere noci.

I gherigli d’anacardio sono protetti da un doppio guscio che contiene acido anacardico, una sostanza altamente irritante per la pelle. Questa sostanza è chimicamente simile alla tossina presente nell’edera velenosa, rendendo la manipolazione dei gusci e della resina particolarmente delicata. È fondamentale rimuovere con attenzione il guscio e la resina per evitare effetti nocivi, soprattutto in caso di ingestione.

Nonostante i rischi associati alla manipolazione dei gusci, gli anacardi risultano meno allergenici rispetto alle vere noci o agli arachidi, motivo per cui sono generalmente considerati più sicuri per le persone con allergie.

L’albero di anacardio può vivere da diversi decenni fino a 100 anni e può raggiungere un’altezza di 10 metri. Le sue foglie coriacee, obovate, variano in dimensione tra i 6 e i 13 cm e sono disposte in modo alternato. I fiori dell’anacardio si sviluppano in infiorescenze a pannocchie, che possono arrivare a una lunghezza di 25 cm e sono pelose al tatto.

Il frutto dell’anacardio, ovvero la noce, ha una forma simile a un rene e presenta colori che variano dal verde al giallo e all’arancione. La “mela” di anacardio, che si trova sopra il seme, non è un vero frutto, ma una parte edule della pianta, spesso trascurata ma estremamente nutriente.

La mela di anacardio: un frutto sconosciuto ma nutriente

L’anacardio non è solo la noce che conosciamo, ma è accompagnato da un frutto particolarmente interessante, la “mela di anacardio”. Questa parte della pianta, situata tra il picciolo e il seme, è un falso frutto, in quanto non svolge una funzione riproduttiva. Pur essendo meno conosciuto in Europa, il frutto dell’anacardio ha un elevato valore nutrizionale e merita di essere scoperto.

La mela di anacardio può essere consumata fresca o trasformata in succhi, cocktail, marmellate, gelatine, sciroppi e anche vino. È una vera delizia per chi ha la possibilità di provarla, con un sapore unico che può arricchire la nostra dieta in modo originale.

L’anacardio, con la sua storia e le sue peculiarità, continua a sorprendere e a destare interesse, dimostrando che anche una pianta apparentemente innocua può nascondere insidie e sorprese.

Published by
Marica Lovato